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Renato Ghiotto: Scacco alla
regina
Con "Scacco alla regina, Renato
Ghiotto, un autore di cui non si sa tanto, ha scritto
un libro straordinario.
Viene raccontata la strana relazione
tra due donne, Margaret (una star del cinema) e Silvia,
che entra al servizio della famosa attrice. In centinaia
di passi viene descritta la metamorfosi del rapporto,
in cui Silvia inizia da domestica e finisce schiava,
ma anche amica! Non esistono uomini in questa costellazione,
se non alla periferia come strumento di potere e nella
fantasia erotica delle due. Le due rivivono la storia
dellumanità dalla schiavitù allemancipazione,
dal dispotismo alla rivoluzione. Due donne scandagliano
gli estremi della femminilità, fino allinfamia.
Sono rivali, nemiche mortali ed amanti, si odiano e
si amano, si comportano come parassita e ospite, insomma
dipendono l'una dall'altra: "
nella mia giornata
cè solo lei. Tanto che ormai non mi ricordo
di come vivevo quando lei non cera; eppure lo
so che il nostro non è un rapporto affettivo,
e nemmeno una forma di simbiosi. A volte penso che lei
è una pianta parassita, che mi sta avviluppando,
e io non faccio niente per liberarmi, anzi mi piego
perché mi avvolga meglio (47f.).
Motivi di paura e di timore, di seduzione
e violenza, intrigo e tradimento ma anche fiducia e
abbandono si alternano e si mescolano. Alla fine Silvia
si è sottomessa completamente per raggiungere
la libertà assoluta. "Non esisto più
come persona e perciò sono libera: non ho doveri
né responsabilità, sono sola al mondo
(255). Cè solo lo "specchio-dio.
La felicità alla fin fine si ottiene nella sottomissione
totale, nel divenire un animale, nellanimalizzarsi,
come un cavallo oppure un cane. Quanto più basso
è un essere nellorganizzazione biologica,
tanto più è vicino alla beatitudine.
Questo libro è unico, anche se
non è solo. Paragonato con i suoi predecessori
di Kafka, Musil, Svevo, Camus, Sartre, Golding, Brontë,
de Laclos, soprattutto di de Sade e Sacher-Masoch –
è passato quasi inosservato, in ogni caso presto
dimenticato. Il romanzo probabilmente avrebbe avuto
un gran successo, se fosse stato pubblicato nel 1967
in Francia, invece che in Italia. Quasi tutti i concetti
centrali del discorso postmoderno e poststrutturalistico
si trovano accennati nel libro, già quando il
movimento postmoderno era appena allinizio (rappresentato
da pensatori eminenti come Foucault, Derrida, Deleuze,
Lyotard, Lacan, Levinas
): desiderio, differenza,
estensione, piega, feticcio, prigione, viso, pelle,
manicomio, corpo, voluttà, potere, superficie,
realtà e apparenza, vergogna, specchio, preoccupazione
per se, seduzione, perdita della trascendenza, laltro
e così via.
Il titolo però contiene una sorpresa:
"Scacco alla regina. Non può essere
un caso, visto che lautore sa scegliere le sue
parole con la massima cautela. Si potrebbe considerare
la metafora di un errore oppure di un inganno intenzionale,
se non si trovasse una volta sola – i buoni libri
spesso esprimono un concetto importante solo una volta,
accennandolo appena – la menzione degli scacchi.
Quando Silvia va a letto con lamante di Margaret
– di fronte allo specchio -, laffronto funziona
come un atto comunicativo tra le due donne, e non tra
luomo e la donna. Agli occhi di Silvia è
la mossa finale (ma si sbaglia
): "Comè
priva deconomia la realtà; preferirei una
mossa pulita, come agli scacchi, una comunicazione a
Margaret: è pregata di supporre che quei
due vadano a letto assieme; si comporti come se il fatto
fosse già avvenuto. Un procedimento civile,
spassionato, quello dei cavalieri che si sfidavano dicendo
allavversario di considerarsi schiaffeggiato
(331). Queste parole esprimono il desiderio di bellezza
astratta e sobrietà, di chiarezza ed economia
dei rapporti, come possibilmente si trovano negli scacchi.
Però, la realtà non é cosi. Scacco
alla regina – così lei (la narratrice) chiama
tutta la faccenda. Gli scacchi allora ovviamente sembrano
la soluzione ideale per lei e per lautore per
caratterizzare questa situazione assurda. In effetti,
Silvia considera linfame relazione come un gioco,
anzi una partita, una partita fra due avversari disuguali
pero dugual valore. Alla fine non è affatto
chiaro quale regina dia lo scaccomatto.
Cè anche il potere dello
schiavo, il potere del debole, il potere della passività.
Ci sono motivi forti per considerare il padrone come
"schiavo dello schiavo. Proprio li sta la
soddisfazione di giocare quella partita reale, in cui
tutto si rischia, tutto è in gioco.
(Renato Ghiotto: Scacco alla regina.
Milano 1967. Rizzoli Editore)
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